Alzi la mano chi non ha mai goduto dei piaceri di un panino colmo di porchetta, con tanto di “Mi ci mette anche un po’ di crosta?” alla consueta festa paesana, piuttosto che di uno spiedino di pesce fritto condito da una bella birra fresca, al mare con gli amici. Oppure di un cartoccio unto variamente farcito all’uscita dello stadio o della discoteca. Fa parte della più sana tradizione italica dopotutto, come il calcio, il commento dei fatti politici ed il caffè dopo pranzo.

Anche lo street food però ha visto i suoi bassi: da fenomeno specchio di un paese che aveva saputo sfamarsi in tutte le condizioni possibili, ha attraversato nell’ordine il rifiuto per la cucina “povera” che accompagnava il boom economico del paese, l’ascesa dei ristoranti gourmet, la demonizzazione da parte delle ASL, le accuse delle associazioni di esercenti. E c’è passato dritto come un fuso, con qualche acciacco ma senza mai passare di moda. Per tornare poi nuovamente sulla cresta dell’onda come imperituro fenomeno di gusto, moda da non lasciarsi sfuggire, stile di vita per chi lo pratica. Perchè lo street food è ciò che di più proletario e popolare non si può: costa poco, non costringe a sedersi nè ad aspettare più di tanto, mette d’accordo il ricco e il povero, la destra e la sinistra. E la vita diventa assai più bella con un cartoccio in mano e una risata.

Il cibo di strada ‘firmato Streetfood®’ ad Arezzo e in giro per l’Italia

Quello che forse non sai è che la prima manifestazione itinerante dedicata al cibo di strada è nata nella mia città. É ad Arezzo che nel 2008 Massimiliano Ricciarini, giornalista, comunicatore, ricercatore fonda con altri appassionati l’Associazione Streetfood®, creando il celebre marchio bianco-arancio che oggi gira l’Italia portando produttori di cibo di strada selezionati fuori dai propri territori. “Quelli con la tendina” lo slogan utilizzato per differenziarsi dalle tante iniziative che si trovano in giro. E le regole per associarsi sono ferree: il rispetto delle tradizioni locali nell’uso degli ingredienti e nell’esecuzione delle ricette; l’attenzione al territorio, alla storia ed all’artigianalità nei modi di preparare, di trattare e cuocere il cibo. L’igiene alimentare, l’ambiente e la naturalità dei prodotti. Infine la promozione del territorio e la condivisione di una cultura basata sulla cooperazione e sull’integrazione di prodotti e servizi, produttori ed Enti.

Due gli appuntamenti aretini: Streetfood® Village a metà settembre e Streetfood® 4Wheels ad Aprile, l’evento dedicato ai food truck più originali e rispettosi del territorio di provenienza.
Proprio nell’ultima edizione di Streetfood® 4Wheels ho scovato due food truck che mi hanno colpita per genuinità e gusto e che vi consiglio di seguire in giro per l’Italia, chissà che prima o poi non capitino nella vostra città! In comune hanno l’amore per il proprio territorio, fonte di prodotti eccellenti che finiscono nelle loro ricette, un format originalissimo, uno staff dalla simpatia travolgente ed il fritto, croce e delizia del cibo di strada italiano.

'Sani come un pesce', cartocci di pesce fritto freschissimo direttamente da San Benedetto del Tronto
‘Sani come un pesce’, cartocci di pesce fritto freschissimo direttamente da San Benedetto del Tronto – © Carlotta A. Buracchi

Sani come un pesce: la barca che porta il pesce fritto di San Benedetto del Tronto in giro per l’Italia

Chi in vita sua ha avuto il piacere di visitare il porto di San Benedetto del Tronto alle prime luci dell’alba lo sa: l’Adriatico è capace d’offrir pesce da non credere ai propri occhi. Con tutto questo ben di Dio la frittura non poteva mancare all’appello: se una volta il pesce più grande e bello finiva al mercato ed i pezzi più piccoli dritti nelle padelle d’olio bollente, oggi quella del cartoccio fritto è diventata un’abitudine e assieme una delle maggiori attrazioni della Riviera. In aperitivo, con una birra fresca o un profumato calice di vino bianco, come secondo o merenda in compagnia, il pesce fritto è sinonimo di convivialità, amicizia e divertimento.

Per fortuna non si è costretti ad arrivare fino a San Benedetto per godere del pescato fresco di qui: ci pensano i ragazzi di Sani Come Un Pesce a portare tutta l’allegria del fritto sambenedettese in giro per l’Italia, con un sorriso che ti conquista da lontano e ti invoglia a prendere anche tu uno di quei coni così invitanti.

Si fa la fila davanti ad una barca bianca e blu, con tanto di reti e boe (si, si, proprio una barca!) buttando un occhio al menù: baccalà, calamari, alici che raccontano la tradizione del mare sanbenedettese. S’attende il proprio cono e morso dopo morso ci si gusta un po’ di Adriatico: il baccalà con una pastella quasi impercettibile, le alici diliscate, i gamberi puliti accuratamente a mano. Tutta la freschezza di un pescato scelto con cura che si trasforma in un fritto asciutto e croccante, in cui il sapore è il vero protagonista. “Cambiamo con cura l’olio” assicurano i ragazzi di Sani Come un Pesce: il risultato, ve lo assicuro, si sente!
Da provare anche le olive fritte di pesce, specialità sambenedettese per eccellenza: il ripieno di carne delle ascolane lascia spazio ad una delicata farcia di pesce. Chiudete gli occhi e immaginate d’aver davanti il mare.

Il taglio a corolla che Daniele di Domus Carciò pratica sulle ‘Mammole’ prima di farne deliziosi Carciofi alla giudìa – © Carlotta A. Buracchi

Domus Carciò: Carciofi alla giudìa ed altre specialità della Roma più autentica

Daniele Santini è figlio d’arte: la sua famiglia porta in tavola la tradizione romana dal 1956, quando il nonno Temistocle aprì la prima trattoria nei Castelli Romani. Ed il carciofo alla giudìa fa parte da sempre del dna di famiglia: oltre 30 anni fa un amico chef del ghetto ebraico di Roma donò ai Santini l’autentica ricetta, quella che Daniele da due anni porta in giro col suo Domus Carciò, food truck che sprizza romanità da tutti i gangli.

Anche qui il lavoro è manuale: tra la fine di gennaio ed i primi di aprile Daniele seleziona con cura i carciofi, li pulisce, li taglia a spirale così da ottenere la particolare forma a corolla e ne abbatte la temperatura. Sono mesi intensi in cui si devono mettere da parte tutte quelle “Mammole” che si raccolgono solo in questo periodo dell’anno, il vero segreto d’autenticità del Carciofo alla giudìa che serve Domus Carciò. A proposito: ti racconto qualcosa in più su questa popolare ricetta in questo articolo!

Una foglia croccante dopo l’altra e scopro le altre specialità di Domus Carciò: i supplì cacio e pepe e quello alla carbonara raccontano una Roma in cui territorio e materie prime dialogano tra sè da secoli, si combinano e si fondono tra un guizzo d’ingegno ed un morso di gusto. Le ‘gricette‘, piccole palline fritte di pecorino, guanciale e pepe rosa sono un peccato di gola che provoca una vera e propria dipendenza: provare per credere!

Che poi il cibo di strada è un viaggio: le storie di chi lo crea, il racconto del territorio e delle sue tradizioni, la scoperta di noi stessi tra una risata ed un ricordo d’infanzia. É l’incontro con la cultura più autentica di una terra attraverso le sue ricette più semplici e le sue materie prime più genuine. Anche questa volta: chiudete gli occhi lasciatevi trasportare…

[Potete seguire gli spostamenti della barca di ‘Sani come un pesce’ alla pagina Facebook ufficialeAllo stesso modo tutte le tappe italiane di ‘Domus Carciò’ sulla sua pagina Facebook.]
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Carlotta Andrea Buracchi Bresciani
Figlia di produttori di vino col pallino per la lettura (libri letti più di 3900!) ed accanita scrittrice. Mi occupo di grafica, content marketing e comunicazione sul web. Scrivo di cibo e turismo, curo il marketing per "Ultimo", l'ultimo vino di famiglia e... sogno di diventare giornalista enogastronomica!