Potrei descrivertela ad occhi chiusi la geografia di quello che i francesi chiamano “Sud“, la costa che parte con la virgola di Mentone e il suo porto che sembra guardare l’Italia con nostalgia e si spinge cangiante fino a Marsiglia, appassionata e violenta, seducente e lasciva, densa di contrasti e contraddizioni come solo una città che racchiude in sè il giro del mondo di etnie sa fare.
Ogni anno, da 26 anni, imbocco l’autostrada ad Arezzo e la percorro fino al confine, per poi proseguire fino dove l’ispirazione mi trascina. Non mi ero mai soffermata a Hyères, nè avevo mai esplorato la Presq’île (penisola) di Giens. Questo fazzoletto che non sembra più terra ma che non è ancora mare, con capoluogo una cittadina poco nota al turismo di massa mi ha subito fatto innamorare di sè. Allora voglio darti almeno 10 piccole ragioni per organizzare qui le tue vacanze, con la famiglia, gli amici o in coppia. 10 consigli su cosa fare a Hyères e dintorni ed assieme 10 motivi per tornare: per vederli tutti apri la lista a tendina e divertiti a costruire la tua vacanza a Hyères navigando tra le mie idee!
Assaporare i vini di Provenza
Ogni volta che visito questo angolo di Francia non riesco a resistere dall’assaporare ogni giorno vini differenti. Tante sono le peculiarità che contraddistinguono questo territorio dove nascono grandissimi rosati ma anche rossi interessanti e bianchi che non passano inosservati: merito di suoli che cambiano da metro a metro e di un vento freddo, il Mistral, capace di spazzare via nubi ed umidità dall’intera regione, mantenendo le uve sane senza grande necessità d’intervenire in vigna.
Questa volta mi sono lanciata alla scoperta dei vini locali, anzitutto prenotando una visita al Domaine Filhea, 10 minuti dal centro di Hyères. Mi ha colpito moltissimo la spiegazione del metodo di produzione dei vini bianchi e rosati, con un ciclo di vinificazione che li mantiene costantemente al freddo per salvaguardare tutti i profumi e gli aromi. Emozionante la loro Cuvée Marine: rosato di color rosa cipria con bagliori che virano verso l’arancio. Un intenso profumo di fiori bianchi e pesche nettarine che si alterna al balsamico della flora mediterranea ed alla gradevole acidità degli agrumi; in bocca la nota dolce ed un tocco salato, appena speziato, si equilibrano e si compenetrano in maniera insolita, con una freschezza ed una persistenza che valgono il viaggio.
Ma anche gli altri vini del Domaine Filhea non sono da meno: ciascuno con un carattere diverso. C’è il rosso Cuvée André, fresco, allegro ed equilibrato che si sposa a meraviglia con i formaggi e le salse; l’erbacea Cuvée 26 Février, dove emerge potente il Cabernet Franc, da provare con la carne rossa. Poi c’è il bianco Cuvée 12 Septembre, dal bouquet estremamente floreale dove si distinguono la ginestra, l’albicocca, il pesco ed il rosmarino tipici del Viognier ed il Rosé “Un Autre Monde” che evoca il ribes, le fragoline di bosco ed i fiori viola: mammola e malva. Entrambi perfetti per i piatti caratteristici della cucina provenzale: dalle verdure farcite al pesce alla griglia, dai pestati alle erbe.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da una qualsiasi località marina, la produzione di bianchi nella zona della AOC Côtes de Provence è assai ridotta, anche fuori dai parametri stringenti della denominazione: appena il 4% di vini con uve che vanno dal Vermentino ed al Trebbiano (qui chiamati rispettivamente Rolle ed Ugni Blanc), al Viognier, al Sèmillon ed alla Clairette per risultati freschi ma degni di nota in alcune bottiglie dalla spiccata profumazione. Scarsa anche la produzione di vini rossi, che nell’interno diventano preziosi alleati di una cucina che si arricchisce di carni rosse e cacciagione, salumi e formaggi dal gusto pronunciato. Per scoprire le produzioni di rossi più interessanti devi spostarti in direzione Aix-en-Provence ed Avignone, dove la denominazione Côtes de Provence si confonde con la Côtes du Rhône ed arriva a toccare la celebre Châteauneuf-du-Pape. Per gustare buoni rossi restando sulla costa devi recarti a Bandol, capitale del Mourvèdre, un vitigno difficile da domare al pari del nostro Sangiovese ma altrettanto capace di conferire corpo, colore ed una intensa struttura a vini che nascono con il contributo di uve Grenache, Cinsault e Carignan. Però è il rosato il vero sovrano della Provenza enoica, con circa l’88% della produzione globale suddivisa tra le DOC Côtes de Provence, Coteaux d’Aix-en-Provence, Coteaux Varois en Provence, Les Baux-de-Provence, Palette, Cassis, Bandol e Bellet. Vini spesso eccezionali che coniugano l’acidità dei bianchi ai tannini ed al tripudio di aromi fruttati tipico dei rossi, con una inconfondibile nota salina sul finale e qualche punta di dolcezza e di pepe. Vini che si coniugano alla perfezione con la particolare cucina provenzale: spezie ed erbe aromatiche, pesce alla griglia o in umido, formaggi di capra, verdure ripiene ma anche olive condite e zuppe di pesce come la mitica Bouillabaisse. Un indirizzo per scoprirne uno spaccato senza fare molti chilometri? L’enoteca del quartiere La Capte: straordinarie offerte sui vini locali e serate di degustazione cui non mancare.