Pezzi di antiche mura merlate a vigilare sulla valle. Vicoli stretti, scivolosi. Silenzio. Ed un museo insolito che conserva 21 mummie in perfetto stato di conservazione. Che tra il fenomenico e lo straordinario ci ricorda che siamo qualcosa più che mera polvere…

Arrivo a Ferentillo da Arrone, appena 4 chilometri di distanza sulla provinciale per Norcia. Il paese in realtà è composto da due borghi, tagliati a metà dal fiume Nera. Un passato potente dorme silente alle spalle di questi luoghi: il nome ed i resti delle mura tradiscono le origini longobarde delle località dove riposano gli ultimi duchi.

Fu Liutprando a fondare Ferentillo: era il 742 a.C. ed il re si apprestava a lasciare la città di Ferento per stabilirsi in Valnerina. La vicina Abbazia di San Pietro in Valle era da poco stata edificata, ancora priva degli affreschi che in seguito avrebbero reso il loro ignoto autore, precursore della prospettiva giottesca d’Assisi. Dietro ad essa sempre un longobardo, il Duca di Spoleto Faroaldo II: tra lui e Liutprando correva sangue amaro per via dell’autonomia che il Duca pretendeva di esercitare. Si dice che questi in sogno avesse visto San Pietro indicargli di costruire una chiesa in suo onore. Faroaldo scelse la pace di un eremo, un povero luogo di culto edificato nel 535 dagli eremiti siriani Giovanni e Lazzaro. Qui sorse la potente Abbazia da cui dipenderanno queste terre per i secoli a venire, fino all’Unità d’Italia.

L’ingresso della cripta della Chiesa di Santo Stefano a Ferentillo, Umbria – © Carlotta A. Buracchi

Precetto (Ferentillo) ed il suo Museo delle mummie

Ci fermiamo nel borgo di Precetto, proprio sotto la rupe che da tutt’Europa vengono a scalare. Un bar nella piazza di paese vende ancora i boeri per tentare la fortuna dopo un sorso di caffè. L’atmosfera è rarefatta: la rocca grigia sopra di noi sembra osservare i nostri gesti austera; incuterebbe timore se non riflettesse i raggi di un timido sole. Tanti turisti rompono il silenzio: si dice che il Museo delle Mummie sia uno dei più visitati dell’Umbria. Tutti infatti si dirigono in fila proprio qui, nella cripta romanica della Chiesa di Santo Stefano, dove l’Editto napoleonico di Cluny del 1805, imponendo l’esumazione delle salme fino ad allora tumulate all’interno delle chiese, permise di portare alla luce un fenomeno del tutto singolare: i corpi sepolti all’interno della cripta avevano conservato vesti, barbe, capelli e denti. La loro pelle, i loro tendini anzichè decomporsi per lasciar posto alle ossa, avevano assunto la consistenza di carta: palpabile e fragilissima, eppure ancora lì. Incredibile. Tanto che vennero a studiare il fenomeno i Lincei, concludendo nel 1887 che la ragione più che nel divino doveva rintracciarsi nella composizione del terreno: un miscuglio di silicati e di allumina, di solfato e nitrati che combinati con la ventilazione del locale aveva permesso questo eccezionale stato di conservazione.

Non tutte le mummie trovate al tempo sono ancora lì: tra le mura della cripta umida restano oggi una ventina di corpi ben visibili, ciascuno con la propria storia che sfuma nella leggenda, arricchita da dettagli curiosi e particolari improbabili, proprio come nei migliori racconti di paese. Visitare il Museo è una esperienza da fare in silenzio, proprio come aggirarsi tra i vicoli stretti del paese. Perdersi dietro il muro di una casa come sedersi nelle panche dentro la Chiesa barocca per lasciarsi affascinare dal contrasto tra i colori, gli specchi ed il grigio, il buio fuori e sotto. Fermarsi a leggere il monito sul muro prima d’entrare nella cripta come a riflettere accanto al ruscello che scorre tra i fili d’erba accanto alla strada. Osservare le lancette dell’orologio come seguire con gli occhi gli affreschi ancora visibili sul muro, tra le mummie…

C’è qualcosa di recondito e di chiaro allo stesso tempo qui a Ferentillo, qualcosa di unisce e sintetizza tutto, come un motivo che guida i gesti e li rende essenziali come questi corpi e le vicine rovine. La morte e la vita legate da un qualche misterioso filo che non è dato sapere. Chiudo gli occhi: ancora si respira la stessa aria a Ferentillo, quella che permette da secoli di conservare il passato. Ed è bene così.

L'iscrizione che accoglie i visitatori all'ingresso della Cripta adibita a Museo delle Mummie di Ferentillo, Umbria
L’iscrizione che accoglie i visitatori all’ingresso della Cripta adibita a Museo delle Mummie di Ferentillo, Umbria – © Carlotta A. Buracchi
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Carlotta Andrea Buracchi Bresciani
Figlia di produttori di vino col pallino per la lettura (libri letti più di 3900!) ed accanita scrittrice. Mi occupo di grafica, content marketing e comunicazione sul web. Scrivo di cibo e turismo, curo il marketing per "Ultimo", l'ultimo vino di famiglia e... sogno di diventare giornalista enogastronomica!