Si dice che Carlo Alberto fosse particolarmente frugale a tavola, che mangiasse con scarso appetito e privilegiasse pietanze un po’ “sciape”, per dirla alla toscana! A differenza del figlio, che appena libero da impegni di Corte scappava fuori città per cenare all’invitante desco della Bela Rosin (la sua storica amante n.d.a.). Cavour invece, pare fosse di gola gioconda, con una irrefrenabile passione per la buona tavola, i vini e le ricche pietanze piemontesi. Chissà come dovevano essere i pranzi ufficiali a Casa Savoia…

Ci pensa il bistrot “Carlo e Camillo” a farmi viaggiare d’immaginazione, con una mano ben salda sul timone della tradizione ma anche il cuore sufficientemente leggero per far danzare la creatività in cucina. Me lo consiglia l’amico Cosimo Torlo, capace di scovare picchi di raffinatezza nella cucina schietta e senza fronzoli dei locali più inediti. Ho scovato delle perle inaspettate proprio leggendo il suo blog, soprattutto a due passi da casa.

Per questa mia cena solitaria Cosimo mi spedisce dritta dritta nelle mani di Fabrizio Tessa e Ruggero Rolando, che dalla stretta di mano intuisco essere personalità solida, perfetta per questo nuovo progetto dello storico Hotel Sitea. 3 minuti di chiacchierata e scopro un cuoco comme il faut, con la passione per la storia della cucina: sapevate che nel Gran Bollito della tradizione piemontese i tagli devono essere 7, come 7 gli ammennicoli e 7 le salse in accompagnamento?

Carlo e Camillo, un vero bistrot nel cuore di Torino

L’ambiente di “Carlo e Camillo” è confidenziale, l’arredo semplice si contenta di sè. Vorrei essere portata qui al primo appuntamento: un primo approccio di classe senza troppe pretese, il miglior biglietto da visita per future promesse impegnate. Carta dei vini sicuramente ampliabile ma che rivela una certa volontà di compiere scelte precise; bancone ampio per onorare la sacrosanta tradizione dell’aperitivo piemontese e – mi dicono – uno dei migliori Americano della città. Mi siedo e mi lascio guidare dai consigli del personale di sala, assai preparato e cortese. Un vitello tonnato morbido, accompagnato da un ricciolo di salsa seducente come una bella donna riesce a farmi dimenticare d’essere sola in questa città severa, che scopre pian piano il suo cuore lascivo.

Il vitello tonnato di Carlo e Camillo, bistrot del ristorante Carignano a Torino
Il vitello tonnato di Carlo e Camillo, bistrot del ristorante Carignano a Torino – © Carlotta A. Buracchi

Non si meravigli: l’unica cosa di tiepido è la crema ai carciofi” m’avvertono prima che arrivi l’antipasto: voglio sperimentare e scelgo il Cannolo di pane croccante ripieno di robiola e peperone, su una crema tiepida di carciofi. Scopro un piatto freddo che punta tutto sui contrasti. Indimenticabile la dolcezza del carciofo unita alla nota acidula del peperone. E con una pelle di peperone croccante immersa nella robiola, per la prima volta capisco davvero cosa significhi la parola “consistenze”.

L'antipasto freddo di Carlo e Camillo bistrot: un cannolo di pane croccante ripieno di robiola e mousse di peperoni su un letto di crema tiepida ai carciofi
L’antipasto freddo di Carlo e Camillo bistrot: un cannolo di pane croccante ripieno di robiola e mousse di peperoni su un letto di crema tiepida ai carciofi – © Carlotta A. Buracchi

Un tuffo nella tradizione coi Ravioli del plin, che rivelano la vocazione di piola torinese: porzione abbondante, un ripieno delicato ma che ti resta impresso come un bacio rubato, una generosa spolverata di formaggio. Se vi par troppo vi consiglio di fare una cosa brutta: rimestate il tutto e lasciate che le scagliette si sciolgano tra i ravioli. Perfetti così, senza bigodini.

I ravioli del plìn del bistrot Carlo e Camillo a Torino
I ravioli del plìn del bistrot Carlo e Camillo a Torino – © Carlotta A. Buracchi

No, non ho modo di provare i secondi, anche se mi tenta irrefrenabilmente il Cappello del Prete (il taglio di spalla di vitello, non il primo toscano!). Tentazione per tentazione mi lascio sedurre dal dessert: a quanto pare il mio profilo corrisponde a quello del ministro piemontese. Non a caso Ruggero Rolando mi suggerisce “Camillo“, una delle due proposte del pasticcere Matteo di Noia. Mi conquista in pieno: una torta morbida di fichi e nocciole ed un gelato sublime al gianduia e Punt e Mes. C’è anche la versione “Carlo” (ispirato al re questa volta), la torta alle pesche ed amaretti che s’annuncia raffinata, accompagnata dal suo gelato di riso, latte e grissini. Da segnare per la prossima volta!

Già, il Punt e Mes… L’infanzia, le locandine ed il ricordo dei primi batticuore dietro il bancone del bar di paese, dove c’era sempre qualcuno a sorseggiarne un bicchiere con ghiaccio e scorza d’arancia. Un ultimo sorso al Vermouth forse più celebre di Torino e riparto sotto un cielo che annuncia neve, in questa città semi-addormentata. Sola ma a cuor più leggero.

[Il Bistrot “Carlo e Camillo” si trova in Via Carlo Alberto 35, Torino. +39.011.51.70.171]

 

La torta 'Camillo' ai fichi e gianduia di Carlo e Camillo bistrot
La torta ‘Camillo’ ai fichi e gianduia di Carlo e Camillo bistrot – © Carlotta A. Buracchi
Articolo precedenteAnteprima del Vino Nobile di Montepulciano 2018: l’equilibrio che annuncia un nuovo Rinascimento
Articolo successivoScoprire la distillazione discontinua della Grappa trentina alla Distilleria Bertagnolli
Carlotta Andrea Buracchi Bresciani
Figlia di produttori di vino col pallino per la lettura (libri letti più di 3900!) ed accanita scrittrice. Mi occupo di grafica, content marketing e comunicazione sul web. Scrivo di cibo e turismo, curo il marketing per "Ultimo", l'ultimo vino di famiglia e... sogno di diventare giornalista enogastronomica!