Una delle mie più grandi passioni è collezionare vecchie riviste di viaggio. Solitamente le scovo sui banchi della Fiera Antiquaria di Arezzo, la più antica fiera antiquaria d’Italia, che si svolge ogni primo weekend del mese nella mia città. La stessa dove trovo tutti quei piccoli o grandi oggetti che nel tempo hanno contribuito all’idea di un Cabinet des Curiosités, compresa la Olivetti Lettera22 che da il nome alla categoria in cui adesso ti trovi.
La collezione che preferisco è quella de “Le Vie d’Italia“, rivista ufficiale del Touring Club Italiano edita dal 1917 al 1968, che con un po’ di fortuna puoi trovare ancora oggi sulle bancarelle oppure in rete, spulciando i vari siti di modernariato oppure i più famosi siti web di libri usati come Amazon, Libraccio o Ebay.
Non puoi non innamorartene: queste riviste raccontano un mondo diverso, un modo di viaggiare più poetico, obbligatoriamente slow e sicuramente più centrato sul viaggiatore.
Vecchie pubblicità: il content marketing ante-litteram
Ne ammiri le pubblicità – tutte bellissime e specchio di un’epoca in cui non esisteva certo la grafica web con la possibilità di rendere tutto perfetto e perfettibile in un semplice click! – e nell’esaminarne i contenuti scritti, scopri che il content marketing come lo intendiamo oggi non è certo una invenzione. A tutta pagina, in spalla o in taglio basso, tutti i messaggi che erano in grado di veicolare quese pubblicità raccontavano storie, vere e proprie esperienze, ancor prima di venderti un prodotto. E sono tutt’ora messaggi così reali e centrati sul quotidiano del pubblico ai quali erano allora diretti, che termini come target audience, personas, brand audience ecc. sembrano null’altro che riproposizioni di qualcosa che in passato ci veniva – a dir poco – naturale…
Vecchie riviste: un modo di viaggiare più slow
Poi ne leggi gli articoli e ti appassioni a luoghi, emozioni, suggestioni di un mondo che non c’è più, oggi divorato, morso dopo morso, dalla frenesia e dalla fretta. Un mondo da scoprire piano, dietro un portone di una chiesa o a passeggio nel bosco.
Osservi le immagini e pensi a quanto tempo abbia impiegato il fotografo per scattare quella foto, con quella luce precisa che il bianco e nero è capace di esaltare solo in particolari condizioni metereologiche. E rifletti sul tempo, tempo che oggi non possiamo forse permetterci più, grazie a tutti quei dispositivi che ci consentono di catturare un volto o un paesaggio con la rapidità di uno scatto veloce.
Riscopri la lentezza del treno, la meraviglia di un aereo che ancora non era pensato per il viaggio e la fortuna dell’auto o della moto per chi poteva possederne una. E pensi a quanta fortuna abbiamo oggi, che quel mondo che raccontavano allora le riviste, lo abbiamo tutto a portata di mano…