Viola, lilla, violetto in tutte le sfumature. Poi l’azzurro di un cielo che inonda di luce, il verde della vegetazione, il grigio delle pietre delle bories e dei paesi aggrappati sulle alture, i profumi di salvia, rosmarino, timo e santoreggia che in tavola inebriano i sensi. Addentrarsi in Provenza significa immergersi in un dedalo di piccoli paesi arroccati, abbazie cistercensi di spoglia bellezza, tavole genuine ed un mosaico di colline che invitano a fermarsi.
In questo itinerario voglio portarti sulla strada che da Aix-en-Provence conduce a Gordes, s’inoltra nella vegetazione per sorprenderti con l’Abbazia di Sènanque e poi lambisce il Museo della Lavanda. Voglio poi farti percepire la magia di questo fiore simbolo della Provenza, raccontandoti qualcosa in più su questo tesoro raro e difficile da scovare. Sei pronto a partire?
Gordes, terrazza di pietra sulla Provenza
Iniziamo il nostro itinerario a Gordes, gioiello di pietra arroccato sulla sommità di una collina. Ci arriviamo dopo la tappa ad Aix-en-Provence, riprendendo l’autostrada A7 con uscita Cavaillon e poi proseguendo per circa 18km sulla D15. Se sceglierai l’estate per visitarlo potresti incontrare qualche problema per il parcheggio: tra i “più bei villaggi di Francia“, Gordes in estate è letteralmente preso d’assalto dai turisti. Se come me ami la quiete ti consiglio di visitarlo in primavera, quando fioriscono i ciliegi oppure in autunno: meno automobili in giro e la magia di un borgo che emerge luminoso dalla nebbia che avviluppa la vallata.
L’impressione è quella di un ammasso di pietre lanciate una per una dal cielo, l’una sull’altra a disegnare il profilo di un paese che s’illumina d’oro sotto i riflessi del sole. Gordes conserva l’impianto circolare tipico degli insediamenti d’origine medioevale: strade sinuose lastricate con grossi ciottoli che si arrampicano fino al castello, alla sommità del paese. Oggi di questo purtroppo resta ben poco: due torri più placide che maestose e le sale che l’artista Victor Vasarely adibì a museo delle sue opere, che oggi ospitano le opere di Pol Mara.
Per ammirarlo bisogna salire fino a Place Pataly, il posto migliore per far proprio lo spirito più autentico della Provenza: fermati per un caffè sulla minuscola terrazza di Le Cercle Républicain, vero e proprio caffè-circolo, uno degli ultimi repubblicani di Francia. Oppure per sorseggiare un bicchiere di vino accompagnato da crostini alla tapenade ed altre squisite tapas fatte in casa a La Trinquette, vineria-ristorante dove assaporare alcuni dei piatti migliori del terroir provenzale.
Per proseguire la visita imbocca quel suggestivo vicolo accanto al ristorante Les Cuisines du Château: qualche centinaio di metri tra volte e case in pietra ti dividono da Rue du Belvedere: uno degli affacci più suggestivi che incontrerai nel tuo viaggio in Provenza.
L’Abbazia di Notre Dame de Sènanque
Risaliamo in auto per imboccare la route de Sènanque, che sale sulla collina dirimpetto a Gordes per poi scendere in tornanti sempre più stretti: circa 15 minuti di viaggio per giungere all’Abbazia, adagiata in una lingua di terra protetta dai circostanti rilievi boscosi. I lunghi filari viola incorniciano da lontano il grigio della pietra. Si lascia l’auto al parcheggio e si imbocca a piedi la strada che conduce al complesso abbaziale. Da lontano si scorgono sempre più nitide la chiesa e gli ambienti annessi. Alcune sezioni del tetto sono ancora rivestite dalle lauzes, lastre di pietra calcarea tipiche della Provenza, le stesse che ritroverai nei piccoli nuraghe che spezzano il viola dei campi sugli altipiani: rimesse di fortuna, retaggio di un passato che sembra resistere per gli appassionati di fotografia. Tutt’attorno cespugli di lavanda preziosa, che ne fanno forse l’immagine più nota di tutta la Provenza: un panorama traboccante di purezza e meraviglia.
La storia dell’Abbazia inizia nel 1148, quando una comunità di monaci cistercensi inizia a costruirla secondo il principio di continuità della preghiera, che si tradurrà nell’inglobamento degli ambienti di vita dei monaci in quelli religiosi. Da questo principio nasce il dormitorio: scarna e maestosa sala comunicante con la Chiesa abbaziale. L’ambiente è di rara bellezza: raggi di luce penetrano attraverso piccole finestre, rimbalzando sulle volte per illuminare d’oro le pareti di pietra. Qui sul pagliericcio riposavano le proprie membra i monaci nei brevi momenti tra la preghiera ed i propri offici quotidiani. Con una visita guidata è possibile visitare tutti gli ambienti dell’Abbazia: il calefactorium dove i monaci trascrivevano in silenzio i testi, riscaldati dal tepore degli unici camini del complesso; la sala capitolare con le sue imponenti nervature, costruite appositamente per diffondere senza sforzo la parola nell’unica stanza che assolveva i monaci dall’obbligo del silenzio. Infine il chiostro, rilassante luogo di meditazione e di luce, dove una nicchia accanto all’ingresso permetteva di custodire i libri destinati alla lettura.
Anche se deciderai di non visitare l’intero complesso, dedica qualche istante alla chiesa abbaziale. Per accedervi bisogna imboccare il sentiero che prosegue inoltrandosi nel bosco. Un elegante cortile prepara l’ingresso in un ambiente spoglio, dove nulla dovrebbe distrarre dalla preghiera. Entra in Chiesa in silenzio, passeggia lungo le navate laterali e soffermati ad osservare le lastre di pietra sui muri, sulle colonne: quei misteriosi segni scolpiti raccontano la storia dei tagliapietre. Un alfabeto impresso nella pietra che serviva a censire il proprio lavoro: gli operai venivano pagati un tanto a pietra, diventava pertanto necessario segnarle!
Da Gordes ad Avignone: il Museo della Lavanda
Riprendiamo l’auto per dirigerci verso Avignone: questa non è propriamente la zona più indicata per un itinerario nel blu della lavanda. Per ammirarla devi dirigerti ad est verso l’altopiano di Valensole oppure procedere a nord verso quello di Sault e continuare inoltrandoti nella campagna, che i campi di lavanda sono rari da scovare. Un piccolo gioiello tuttavia può prepararti adeguatamente all’incontro con l’oro blu della Provenza, il Museo della Lavanda ad una mezz’ora di auto da Gordes.
Messo in piedi dalla famiglia Lincelé, coltivatori nonchè distillatori e produttori di raffinati cosmetici, oli ed essenze dal lontano 1890, il Museo della Lavanda è una tappa irrinunciabile sulla strada che conduce ad Avignone, nel cuore del Louberon. L’esposizione è forse la più significativa di tutta la Provenza: oltre 300 oggetti tra alambicchi e strumenti per la coltivazione, la raccolta, la lavorazione della lavanda in tutte le sue applicazioni vi faranno vivere un viaggio magico nella storia di questa pianta così importante in passato e così capace di affascinare anche oggi. Nei mesi di luglio e agosto si può assistere anche ad alcuni passaggi della distillazione ed a laboratori tematici. Al termine della visita immancabile un souvenir nell’annessa boutique: io ho scelto un roll-on da viaggio con olio essenziale di lavanda da applicare dietro al collo per alleviare ansia, stress e nervosismo, vi giuro che funziona meravigliosamente!
Alla scoperta della lavanda del Louberon
Per ammirare la lavanda di Provenza in tutta la sua seducente poesia devi programmare il viaggio tra luglio ed agosto, quando gli altipiani di Sault e Valensole sono nel pieno della fioritura. Non è facile trovarla e non immaginarti distese di viola a perdita d’occhio: la Provenza è terra di grano, di olio e di frutta, sta ai coltivatori l’opportunità di piantare o meno la lavanda, che non è così diffusa come ci raccontano le abilissime campagne di marketing della regione.
Abbarbicata sui pendii sassosi o distesa su dolci colline a catturare tutta la luce del cielo, la lavanda del Louberon è un patrimonio tutelato dalla AOP ed assieme un incantesimo che si ripete ogni estate. In passato cresceva spontanea nei campi incolti, nelle sue due varietà di “lavanda fine” (o “vera“) e “lavanda spigo“, rispettivamente ad alta e bassa quota. La raccolta era una attività stagionale che forniva qualche risorsa in più alle famiglie contadine del Louberon, soprattutto per quanto riguardava la lavanda fine, vero e proprio “oro blu” della Regione. Dotata di un profumo estremamente raffinato, questa fornisce quantità proibitive di olio essenziale (ci vogliono circa 130 kg di fiori per ottenerne un litro!). Fu così che a partire dal 1950 si cominciò a coltivare, sviluppando nuovi ibridi come il “lavandino“, incrocio di lavanda fine col meno pregiato “spigo“, dal profumo più intenso ma meno elegante. E mentre lo spigo non ha mai incontrato fortuna nell’industria profumiera, il lavandino è oggi impiegato per la confezione dei sacchetti profumati nonchè per ingentilire detergenti e prodotti di pulizia.
É la lavanda fine l’autentica regina di Provenza. Da sempre utilizzata in profumeria, le sue virtù medicamentose sono note sin dall’antichità: utile contro l’insonnia e lo stress (2 gocce sul cuscino ti faranno fare dolcissimi sogni) ma anche per prevenire malanni di stagione, curare piaghe, bruciature e parassiti intestinali oppure in un cucchiaio di miele per alleviare i sintomi del mal di gola piuttosto che in aerosol per curare sinusiti e riniti, l’olio essenziale trova da sempre moltissimi impieghi benefici per l’organismo. Per questo è raccolta con cura da secoli e per secoli ha qui rappresentato una componente remunerativa dell’economia rurale locale.
Se non vuoi andare alla cieca ma al contempo non vuoi perdere l’opportunità di scoprire i più suggestivi campi di lavanda del Louberon, il migliore consiglio che posso darti è quello di lasciarti guidare, prenotando uno dei tanti tour giornalieri organizzati con partenza da Aix-en-Provence o Avignone. Alcuni includono la possibilità di scoprire fattorie o cantine locali per una merenda al sapore di Provenza, altri la visita di altrettanti borghi intrisi di fascino. A te la scelta: sei pronto a lasciarti meravigliare?