Ultima tappa nel mio itinerario alla scoperta della Valle dei Mòcheni e della Grappa Trentina è proprio la città di Trento, la Tridentum romana, così chiamata per i tre colli Doss Trento, Sant’Agata e San Rocco, che ricordavano già allora tre denti. Da questo nome prende spunto l’inconfondibile simbolo dell’Istituto di Tutela Trentino Grappa, un tridente appunto.
Raccolta, distinta ma anche incredibilmente vivace per l’intensa vita giovanile dovuta all’Università, Trento è una città che mi ha piacevolmente stupita e nella quale dovrò presto fare ritorno, per poterne approfondire storia, cultura e tradizione. Queste intanto le tappe del mio giro, tra curiosità e gastronomia altoatesina, per chiudere in bellezza questo mio primo assaggio della Regione.

Il Nettuno, dall'alto dei suoi 12 metri di altezza sorveglia maestoso la piazza centrale di Trento
Il Nettuno, dall’alto dei suoi 12 metri di altezza sorveglia maestoso la piazza centrale di Trento – © Carlotta A. Buracchi

Il Palazzo Függer-Galasso a Trento e la sua curiosa leggenda d’amore

Inizio il mio veloce giro dirigendomi dalla Stazione verso il centro cittadino. Attraverso i giardini di Piazza Dante ed imbocco via Torre Verde. Non voglio perdermi Palazzo Függer-Galasso, il “Palazzo del Diavolo” di una celebre leggenda cittadina: si dice che il ricco banchiere Georg Függer, innamoratosi della bella Elena Madruzzo, ricevette il consenso a sposarla solo se fosse riuscito ad edificare un sontuoso palazzo in una sola notte. Függer si rivolse al Diavolo che in cambio della sua anima lo aiutò nell’impresa. Questi però riuscì a liberarsi del maligno prima che venisse a reclamare l’oneroso debito. Il palazzo non fu edificato in una notte ma in un solo anno: era il 1602 e quel severo e maestoso edificio che si può ammirare oggi dalla strada, prima rifletteva le sue forme classiche sulle rive del fiume.

Pranzo alla Forsterbräu: un assaggio di tradizione tirolese innaffiato di birra

Giro l’angolo ed imbocco il vicolo che mi porta dritta in via Paolo Oss-Mazzurana, zona pedonale dedicata allo shopping. Direzione Forsterbräu, ristorante della celebre birreria Forst, punto di ritrovo per l’intera città. Più di un amico prima della partenza me lo aveva consigliato: pare che non assomigli affatto alla canonica birreria brandizzata. Certo, ogni piatto parla la lingua della scontata protagonista di casa Forst ma si possono gustare specialità della Regione davvero poco scontate.

Partiamo con una degustazione di salumi e formaggi tipici, accompagnata da Tortèl di patate ed alcune specialità di fiume, trota e salmerino. Non manca nulla: la Luganega trentina, una delicata Carne salada, il classico Speck, la Mortandela, sorta di salsiccia a metà strada tra il fresco e lo stagionato con la forma di un canederlo ed un piacevole sapore di affumicatura e poi il formaggio Trentingrana, un Vezzena stagionato, il Casolet solandro ed il formaggio Crucolino, tutti accompagnati da una gustosa mostarda di cipolle e birra Forst.

Due parole sulla Carne salada sono più che doverose: quella che assaggio qui a Forsterbräu è realizzata in maniera artigianale da una macelleria trentina che impiega la Fesa di manzo. La carne viene ripulita di tendini e parti grasse quindi viene messa ad asciugare per alcune settimane, cosparsa con una miscela di sale e spezie. In questo lasso di tempo viene massaggiata ogni 2/3 giorni affinchè il sale penetri le fibre e la carne acquisti morbidezza e sapore. Davvero ottima in aperitivo per brindare con un calice di frizzante Trento DOC ed alcune scaglie di Trentingrana!

Accompagna l’antipasto il Tortèl, frittella di patate grattugiate passata in padella. Deliziosa con la sua crosticina croccante ed il suo interno cremoso. Cercherò di replicarla a casa, dopotutto qui ogni famiglia, ogni valle mantiene la sua ricetta! Scelgo poi un piatto a base di würstel altoatesini: il Meranese a pasta grossa di manzo e maiale aromatizzata alle spezie; il bianco Weisswurst di vitello, maiale e prezzemolo, da mangiare lessato accompagnato dal classico Brezen ed il piccolo Servelade dal gusto leggermente dolce di fumo. Tutti accompagnati da mostarde artigianali e crauti. Birra? Mi lascio tentare dalla Sixtus, la rossa di malto di casa Forst che non è fuori luogo definire “gustosa”. Ottenuta con una bassa fermentazione è una birra scura, particolarmente profumata e con un ammaliante gusto di caramello. La immagino con i dolci tradizionali oppure a sublimare alcuni piatti robusti della gastronomia trentina: stufato di cervo, canederli e polenta al ragù, rigorosamente di cervo.

Piazza Duomo a Trento: una vivace armonia di contrasti

Arrivo in Piazza Duomo attraversando un’altra deliziosa piazzetta, Piazza Pasi, che in un certo senso mi introduce al contrasto di colore che vedrò esplodere nella piazza. Il bianco candore del Duomo di San Vigilio, col suo bestiario medievale e le colonne annodate; le merlature addossate del Palazzo Pretorio, prigione, poi tribunale quindi sala del Comune e residenza dei Vescovi. Dalla torre sovrastante si gode in tutta la sua bellezza la corona di monti che proteggono la città: Trento vive di contrasti. Contrasti di colore, di paesaggio, giochi di luce e di quiete opposta alla vivacità.

Riempiono con forza lo spazio le mura affrescate delle Case Cazuffi-Rella: un libro morale aperto sulla piazza che coniuga il mito con la divina virtù, in puro spirito di contrasto rinascimentale. Le figure sono quelle della mitologia classica: Diana, la Nemesi, Giove poi i Trionfi dell’Amore, di Sapienza, Abbondanza. A sorvegliare gli avventori del Caffè Italia sottostante c’è il Nettuno della fontana centrale che con la sua maestosità celebra l’abbondanza d’acqua della Regione. E mi torna alla mente la scelta intrapresa dal gruppo Lunelli di coniugare Spumante, Grappa ed Acqua che qui ti ho raccontato.

Libri e salumi: il mio shopping a due passi dal Duomo di Trento

Prima di tornare sui miei passi una piccola libreria a due passi dal Duomo attira la mia attenzione. Si chiama “Viaggeria” ed è un piccolo scrigno dedicato ai libri di viaggio in via Garibaldi. Due battute con il proprietario e questi individua subito qualcosa per me, instancabile lettrice che ama viaggiare anche da casa, col naso in un libro capace di trasportami in mete lontane. Poca strada ed un antro dal quale s’intravedono salumi mi fa nuovamente arrestare. Non resisto ad entrare al Maso dello Speck per acquistare alcuni dei tesori gastronomici del Trentino da gustare con più calma: il Fiocco (la parte magra della lonza del maiale, aromatizzata e leggermente stagionata nda.), la Mortandela e lo Speck di filetto, ottenuto dalla parte più nobile del maiale. Mi incuriosiscono dei piccoli salamini appesi dietro il bancone: sono i Kaminwurst che i contadini usavano appendere freschi sopra il camino della cucina (da qui “Kamin” = ‘camino’) e che una volta essiccati ricordavano loro delle piccole radici: “Wurz” significa infatti ‘radice’.

La Contrada Todesca ed il Buonconsiglio, testimonianze della vecchia Trento

Faccio ritorno verso la Stazione sui miei passi, percorrendo via Paolo Oss-Mazzurana. Svolto in via Diaz verso Piazza Cesare Battisti, dove la Galleria dei Legionari mi porta davanti alla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo. L’architettura affascina ed incuriosisce: dell’antica Chiesa resta il campanile gotico, così particolare con le sue tegole in verde brillante che rivelano affascinanti sfumature alla luce. Imbocco sulla sinistra via San Pietro, al termine della quale mi aspetta l’inizio di uno dei quartieri più antichi di Trento. Alzando gli occhi scopro le Case Monauni e Bazzani, tra le più antiche e ben conservate con le loro affascinanti finestre di legno e vetro. Il miglior biglietto da visita per l’ingresso nella Contrada Todesca, chiamata così nel ‘500 per la proliferazione di tedeschi. Precedentemente era nota come Contrada dei Cappellai perchè qui sorgevano le botteghe di artigiani di cappelli. La sua via del Suffragio, adombrata dai portici bassi dove oggi sorgono negozi era in passato la via dei viaggiatori. Qui si fermavano a mangiare gli avventori, tra osti, botteghe, guidatori di carrozze e convogli.

Da qui è un attimo raggiungere il Castello del Buonconsiglio, uno dei più bei complessi museali della città di Trento con le sue stanze affrescate e le sue scalinate regali che periodicamente ospitano mostre ed esposizioni. Un biglietto cumulativo fornisce l’accesso anche alla Torre Aquila, interamente decorata con gli affreschi dei dodici mesi che sono uno spaccato sulle usanze del Trentino del ‘300. Lo annoto per la prossima visita e mi affretto alla Stazione: Trento non soltanto resterà tra le mete da approfondire presto ma anche tra quelle che più mi hanno affascinata.

Hai perso qualche tappa del mio viaggio in Trentino? Cliccando qui sotto le trovi tutte!

Questo mio reportage è stato realizzato a fronte del press tour organizzato dall’Istituto Tutela della Grappa del Trentino

Articolo precedenteRadici ben salde nella tradizione pugliese ed un ammaliante profumo di mandorle e cioccolato: la mia intervista emozionale al pasticcere Nicola Giotti
Articolo successivoIl pane di patate della Garfagnana: quando un prodotto racconta la storia del suo territorio
Carlotta Andrea Buracchi Bresciani
Figlia di produttori di vino col pallino per la lettura (libri letti più di 3900!) ed accanita scrittrice. Mi occupo di grafica, content marketing e comunicazione sul web. Scrivo di cibo e turismo, curo il marketing per "Ultimo", l'ultimo vino di famiglia e... sogno di diventare giornalista enogastronomica!